La leggenda narra (Ovidio, Plutarco, Virgilio, Livio) che Roma fosse stata fondata il 21 Aprile 753 a.C. da Romolo. Per ricordare questo evento dedichiamo un OPOD alla Città Eterna con una foto di Filippo Thiery che ritrae un arcobaleno tra le nubi di sabbia sahariana sui tetti di Roma.

Ecco le parole dell’autore: “Verso la fine del grigio e piovoso pomeriggio del lunedì di pasquetta sulla Capitale, il graduale spostamento del fronte perturbato che avanzava dal Tirreno ha iniziato a far intravedere, in basso sull’orizzonte occidentale, i primi timidi squarci di apertura nella coltre nuvolosa, fino ad allora compatta; la fase finale del calare del Sole prima del tramonto, pertanto, prometteva di regalare, dal lato opposto del cielo e in complicità con le residue precipitazioni ancora in corso fra la città e l’entroterra della provincia romana, le condizioni giuste per il riproporsi di uno dei giochi di prestigio più comuni e al tempo stesso affascinanti dell’ottica atmosferica. Detto che fotografare l’arcobaleno nell’imminenza del tramonto ha, sempre e comunque, il valore aggiunto di vederlo dipanarsi in cielo con ampiezza prossima alla massima possibile, cioè quella di una semicirconferenza, la scelta del punto di ripresa ha, a sua volta, una funzione essenziale nella composizione dell’immagine, permettendo di selezionare la scena a cui l’arco iridato va a fare da cornice, e di completare quindi il quadro che si ha in mente di realizzare. Il belvedere sul colle del Gianicolo, offrendo il panorama sul centro storico dell’Urbe eterna proprio nel guardare a Levante, rappresentava in questo una scelta privilegiata; in particolare, l’estremità sinistra dell’arcobaleno, cadendo in quel momento a cavallo della direzione di nord-est, ben si prestava a far da fondale ad alcuni dei monumenti più rappresentativi sul palcoscenico capitolino. Ho scelto quindi di avvicinare la scena con il teleobiettivo, inquadrando in primo piano la Cupola e una delle due torri campanarie di uno dei gioielli del Barocco romano ovvero dei capolavori del Borromini, cioè la Chiesa di Sant’Agnese in Agone situata nello scenografico salotto di Piazza Navona; in secondo piano, all’estremità sinistra, si riconosce la facciata della cinquecentesca Chiesa della Trinità dei Monti, sul colle del Pincio. La presenza di nubi basse e tondeggianti sullo sfondo, dietro alle goccioline di pioggia che intercettavano i raggi solari producendo l’arcobaleno nel gioco di riflessione e rifrazione verso il punto di ripresa, ha fatto sì che la banda iridata, piuttosto che stagliarsi in modo netto su una porzione di cielo azzurro o comunque uniforme, assumesse un aspetto più morbido e ondulato, come fosse acquarellato, esaltato dalla leggera pennellata di un battito d’ali di gabbiano; questo elemento, nel contesto della luce del momento, sì calda ma diffusa, grazie a un tramonto stemperato dalla nuvolosità ancora presente anche a Ponente, su uno scorcio urbano dalla spiccata ambientazione cinque-seicentesca, ha fatto assumere alla scena i connotati di un dipinto d’epoca”.