Il nostro amico e famoso #astrodivulgatore Daniele Gasparri ci ha mandato una immagine straordinaria ripresa il 9 Giugno 2021 dal deserto di Atacama, si tratta della luce zodiacale che estende da orizzonte ad orizzonte.

Ma cosa è la luce zodiacale? Per rispondere usiamo direttamente le parole di Daniele tratte dal suo Blog:

Da cieli perfettamente scuri, oltre alla luce zodiacale e tantissime stelle, è osservabile anche la debole luminosità della nostra atmosfera, chiamata airglow (Luce zodiacale, n.da.). 
Questo sottile velo luminoso si rende meglio visibile vicino all’orizzonte come una luce verdastra, spesso frastagliata, simile a quella delle aurore polari, ma molto, molto più debole.
Riguardando le mie immagini mi sono accorto di averlo ripreso casualmente una sera e di averlo poi ben osservato la sera prima dell’eclisse, quando il cielo appariva inspiegabilmente lattiginoso pur non avendo alcuna fonte di luce nel raggio di centinaia di chilometri.
Contrariamente alle aurore, l’airglow è osservabile da qualsiasi luogo della superficie terrestre, in ogni periodo dell’anno, anche se statisticamente alcune stagioni, come l’autunno e la primavera, sembrano essere più avvantaggiate. 
Il meccanismo che accende l’alta atmosfera è sostanzialmente lo stesso responsabile delle aurore: l’aria, a circa 100 km di altezza, emette luce quando le molecole e gli atomi di cui è composta si ricombinano insieme dopo essere stati allontanati da urti con raggi cosmici e con la stessa luce UV del Sole durante il giorno. 
Dallo spazio vicino alla Terra, in particolare dalla privilegiata posizione degli astronauti a bordo della stazione spaziale internazionale, l’airglow è evidentissimo se si osserva lungo la linea dell’orizzonte terrestre, come un tenue e uniforme arco verdastro.
La naturale emissione dell’alta atmosfera della Terra è il motivo per cui il cielo notturno, anche se osservato lontanissimo da qualsiasi luce artificiale, non è perfettamente nero come invece lo sarebbe se visto dallo spazio. Ed è proprio questo il motivo per cui il telescopio spaziale Hubble, benché abbia uno specchio di 2,4 metri di diametro, ottiene immagini più profonde dei mastodontici colleghi terrestri di 8 e più metri di diametro“.

Per approfondire segnaliamo il sito: Danielegasparri.com

La rubrica #OPOD è redatta da Marco Meniero per conto del #GrAG

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