Con questo racconto il Gruppo Astrofili Galileo Galilei vuole oggi ricordare il giorno in cui l’umanità capì di poter iniziare a “viaggiare” oltre la propria Terra: nel Cosmo.
Ovviamente tutti i più affascinanti racconti partono da un grande protagonista; in questo speciale anniversario “celebriamo” Jurij Alekseevic Gagarin.
Dopo tanti disastri in fase di test e nel pieno della competizione con gli USA, non solo nel campo delle conquiste spaziali, i sovietici prepararono il “Programma Vostok”.
Fu costruita la navicella Vostok, del peso di 4,7 t.
Gagarin dovette superare durissime prove di resistenza e fu selezionato tra i 154 piloti inizialmente individuati, risultando il migliore in tutte le sessioni di addestramento e strappando, quindi, il biglietto per la storia.
Erano le nove e sette del 12 aprile 1961, esattamente 60 anni fa; l’allora ventisettenne Gagarin era pronto, senza saperlo, a donare ad ogni persona nel mondo la reale possibilità di poter abbracciare “da fuori” il nostro pianeta.
Jurij si fece trovare più che pronto e, al countdown del lancio, rispose alla torre di controllo che gli richiedeva risposte positive:
“Pojechali!!” = Andiamo!!
Da quella brillante risposta partì quello che ancora oggi ricordiamo come il primo viaggio umano nello spazio.
Gagarin, a bordo della Vostock-1, portò a termine con successo la missione superando i limiti dell’atmosfera grazie al razzo che, pilotato da Terra, gli permise di percorrere un’intera orbita ellittica intorno alla nostra “madre casa”, alla velocità di circa 27 mila Km orari in 108 minuti; l’orbita aveva un “apogeo” di 302 Km e un “perigeo” di 175 Km.
Inutile dire delle “primitive” tecnologie del tempo che solo la tenacia poteva governare: si pensi solo che il cosmonauta era in collegamento con la torre di controllo di volo tramite onde radio a frequenza VHF (143,625 Mhz) e i messaggi erano trasmessi in codice Morse.
La missione si concluse con un atterraggio non proprio da manuale: il cosmonauta atterrò alle dieci e cinquantacinque in un campo a sud della città di Engel’s, più a ovest rispetto al sito pianificato.
Gagarin raccontò il momento in cui fu “avvistato” dai contadini, dopo essersi espulso con il paracadute a una altitudine di 7000 m, in quanto la navicella non era dotata di efficace sistema frenante:
“Quando mi videro con la mia tuta spaziale mentre camminavo trascinando il paracadute, iniziarono a indietreggiare impauriti.
Dissi loro di non spaventarsi, che ero un sovietico come loro tornato dallo spazio e che dovevo trovare un telefono per chiamare Mosca.”
Due giorni dopo una parata di 19 km, formata da milioni di persone, entrò nella Piazza Rossa di Mosca celebrando “l’eroe spaziale” a cui furono conferite numerose onorificenze e intitolazioni a carattere nazionale e mondiale; il vero simbolo patriottico verso una nuova dimensione.
Nel marzo del 1968, a soli 34 anni e a quasi 7 anni dalla meravigliosa impresa, un anno prima che Armstrong facesse il primo passo sulla Luna, per ironia della sorte un tragico schianto aereo segnò la fine della vita del primo cosmonauta e fece si che il 27 fosse segnato come giorno di lutto Universale. Gagarin fu sepolto nella Necropoli delle mura del Cremlino.
A lui è stato dedicato un asteroide della fascia principale, scoperto nel 1968 (1772 Gagarin), e un vasto cratere lunare, situato nella “faccia” nascosta della Luna.
Ricordiamo inoltre che il progetto “Vostok” è passato alla storia anche per la straordinaria missione “Vostok 6” di Valentina Vladimirovna Tereskova che fu la prima donna a volare dopo soli 2 anni dalla grande impresa di Gagarin.
Y.V.
Comunque quello (quella) della foto non è Gagarin
Salve, la ringraziamo per averci fatto notare l’errore, provvederemo subito modificandolo.
Sperando che l’articolo le sia piaciuto, le auguriamo cieli sereni.