Nei prossimi 15 minuti sarò leggermente polemica, parlerò delle donne nel mondo della Scienza, attingendo in gran parte alla mia personale esperienza. Sono originaria dell’Irlanda del Nord e mi sono iscritta alla scuola media nella zona del Logan. Vi ricordate l’inizio della scuola media? Tutte quelle materie nuove, gli spostamenti da una classe all’altra, tanti insegnanti diversi… era stupendo… eccetto per una cosa: la mattina del primo mercoledì, passò una comunicazione tra tutte le classi prime: nel pomeriggio le femmine avrebbero dovuto recarsi in una stanza, i maschi in un’altra. Pensai che ci dividessero per fare sport diversi, sbagliavo. Alle femmine era riservata la lezione di economia domestica, ai maschi il laboratorio di scienze. Senza possibilità di scelta. Protestai, inutilmente. I miei genitori presero in mano la situazione e lo stesso fecero i genitori di altre due mie compagne. Alla successiva lezione di scienze parteciparono tre ragazze e tutti i ragazzi, l’insegnante fece sedere noi ragazze vicino alla cattedra. Fui la più brava all’esame di scienze, di questa cosa ero abbastanza compiaciuta perché avevo fallito le prove di qualifica e pensavo che ne sarei stata tagliata fuori. … Ebbene, vi ho detto che ero brava in fisica, quindi mi iscrissi alla Facoltà di fisica a Glasgow. Ero l’unica donna nella classe d’onore … Ma il passo successivo fu diventare ciò che volevo diventare: un’astronoma, preferibilmente una radioastronoma. Quindi frequentai un corso di dottorato a Cambridge e, durante il percorso, “inciampai” in alcuni interessanti oggetti… (la scoperta delle pulsar)… guardate questo ritaglio di un modulo di domanda, per indicare il sesso ci sono due caselle e non sono in ordine alfabetico, prima viene maschio poi femmina. Perché? Perché ancora? Nel mio caso, avere segnato per decenni la seconda casella mi è costato caro.
(Discorso pronunciato al Tedx 2013).
Atrofisica britannica, Jocelyn Bell, dopo il dottorato all’Università di Cambridge, lavorò insieme all’astronomo inglese Antony Hewish alla costruzione di un radiotelescopio per lo studio dei quasar da poco scoperti.
Fu ascoltando il rumore di fondo nelle registrazioni dell’osservatorio che si accorse di un segnale che pulsava regolarmente, una sorgente che sarebbe in seguito stata identificata come stella di neutroni.
Le radio pulsar sono oggetti celesti molto particolari, diverse rispetto alle stelle comuni in quanto tutta la loro materia, tanta almeno quanta ne contiene il Sole, è confinata entro un raggio di solo una decina di chilometri. Tale materia è principalmente composta da neutroni e tali stelle ruotano a velocità elevatissima emettendo onde radio in uno (o due) fasci grosso modo conici. Dal punto di vista dell’osservatore sulla terra, le onde radio sono visibili ad intervalli, come la luce di un faro, il segnale di una pulsar è dunque percepito come una sequenza regolare di impulsi radio.
A partire dal luglio 1967, Jocelyn Bell divenne l’unica analizzatrice dei dati prodotti da un nuovo radiotelescopio presso l’Università di Cambridge, in Inghilterra, e un paio di mesi dopo l’inizio delle osservazioni, notò un segnale dall’aspetto diverso dagli altri, che osservazioni successive rivelarono provenire sempre dalla stessa direzione in cielo… nella ricerca della fonte di quel segnale furono via via scartate varie ipotesi, compresa quella di un segnale inviato da una civiltà extraterrestre.
La svolta fu data da Jocelyn che, consultando i dati presi nel frattempo, confermò l’esistenza di una seconda sorgente con le stesse caratteristiche della prima e poco dopo una terza e una quarta. Si trattava, senza dubbio, di una nuova classe di stelle. «Quello fu l’istante meraviglioso, l’autentica dolcezza, il momento di dire Eureka!», commenterà Jocelyn Bell 39 anni dopo in una intervista radiofonica alla BBC.
Era la prima prova della esistenza di materia ultradensa e in particolare delle stelle di neutroni.
Jocelyn Bell:
Erano le due/tre del mattino del 21 dicembre 1967, il freddo era pungente, accesi il registratore e sentii quel “blip, blip, blip, blip, blip”. Era chiaro che fosse della stessa famiglia e dello stesso genere, fu un momento emozionante. E capimmo che ciò che stavamo osservando si scontrava con l’ipotesi degli omini verdiin quanto era altamente improbabile che tutti quegli omini verdi, da un capo all’altro dell’Universo, avessero deciso di inviare segnali ad un pianeta piuttosto insignificante come la Terra, nello stesso momento, su una comune frequenza e con una tecnica banale. Doveva trattarsi di un nuovo tipo di stelle mai osservate prima: per questo motivo decidemmo di rendere pubblica la scoperta. Martin Ryle chiamò l’editore di Nature, John Maddox, gli disse che avevamo delle novità interessanti.
Il Nobel per la scoperta andò però, nel 1974, solo ad Hewish e ad un collaboratore, che neanche citarono il contributo della Bell nel discorso di accettazione del premio, né divisero il compenso in denaro.
Nonostante ciò la scienziata è andata avanti per la sua strada di ricerca fino a diventare uno dei docenti più prestigiosi di Oxford. Inoltre si è profusa per la più ampia divulgazione della cultura scientifica organizzando centinaia di conferenze pubbliche ed iniziative per avvicinare tutti alla scienza.
Nel 2018 Jocelyn Belle ha ricevuto il Breakthrough Prize 2018 per la Fisica Fondamentale, il più ricco, economicamente parlando, riconoscimento per la ricerca scientifica. Tre milioni di dollari che ha deciso di devolvere a sostegno della causa che più di tutte le sta a cuore, ovvero l’abbattimento delle barriere e dei pregiudizi che ostacolano le donne nell’accesso alle discipline scientifiche, costituendo un fondo per il finanziamento di studi e ricerche condotti da giovani donne, da appartenenti a minoranze etniche, da rifugiati politici.
Curiosità: La sorgente si trova nella costellazione della Volpetta, fu chiamata all’inizio LGM1, dove LGM è l’acronimo di Little Green Men (omino verde). Infatti Bell e Hewish pensarono che si trattasse di un segnale proveniente da extraterrestri, in quanto appariva troppo regolare per essere naturale. La pulsar è catalogata oggi come PSR B1919+21.
Foto 1 e 2: Jocelyn Bell nel 1968 davanti al Mullard Observatory (Cambridge).
Foto 3: Nebulosa Granchio del nostro socio Paolo De Salvatore. Al centro della nebulosa si trova una pulsar (nota anche come PSR B0531+21), una stella di neutroni dal diametro di circa 28-30 chilometri; scoperta nel 1968 fu la prima osservazione di un’associazione tra pulsar e resti di supernova. http://www.grag.org/m1-crab-nebula-hargb/