Ritorniamo a parlare di astronomia al femminile o meglio, in questo caso, di astronautica.
Siamo negli anni ’60, Stati Uniti, e siamo alle prese con l’impresa forse più ardua che l’umanità abbia tentato di realizzare: lo sbarco umano sul nostro satellite.
Parliamo della dottoressa Margaret Hamilton, che, oggi ottantaduenne, nel 1965, non ancora trentenne, era direttrice del Software Engineering Division del MIT Instrumentation Laboratory, e si occupava della progettazione del software dell’Apollo Guidance Computer, cioè del computer di bordo del modulo di comando e del modulo lunare della missione Apollo 11 (la missione del primo sbarco sulla Luna del 20 Luglio 1969).
In quei tempi lo sviluppo di software era spesso affidato alle donne, perché ritenuto una specializzazione di minore importanza, ma il lavoro della Hamilton si rivelò, al contrario, fondamentale per il successo dell’impresa.Siamo ancora agli albori della programmazione, almeno per come la conosciamo oggi.
Il computer che gestiva la fase di allunaggio fu dotato di un software sviluppato da Margaret Hamilton che aveva il compito di stabilire quali informazioni fossero essenziali e quali potessero essere ignorate, in modo da non sovraccaricarlo ed evitare che si bloccasse nelle fasi più delicate della missione, come quella della discesa.
In effetti la cronaca narra di diversi allarmi che scattarono pochi minuti prima del contatto con il suolo del lander, per l’attivazione inaspettata (e inutile, in quel momento) del radar per il rientro del LEM sul modulo di comando, ma il software sviluppato dalla Hamilton fu in grado di soprassedere a quell’errore lasciando le risorse informatiche a gestire la discesa e le informazioni di allunaggio da dare agli astronauti.
La programmatrice aveva, infatti, previsto l’eventualità di sovraccarico e conflitto di informazioni durante la discesa, e aveva sviluppato un programma capace di organizzare i compiti in base alle priorità, escludendo quelli non necessari in quel momento. Il software si rivelò talmente pulito e funzionale, che non mostrò bachi (bug) in nessuna delle successive missioni Apollo, e fu poi riadattato per essere usato sullo Skylab, la prima stazione spaziale degli Stati Uniti, e sullo Space Shuttle.
Curiosità: ad un gruppo di donne, soprannominate Little Old Ladies per la mansione ad esse affidata, era affidato il compito di intrecciare i cavi in rame della memoria ROM attorno a una serie di anelli magnetici che memorizzavano il codice binario del software, fino a ottenere una memoria di lettura praticamente indistruttibile.
Foto in evidenza: Margaret Hamilton nel Modulo di Comando e Servizio (CSM) dell’Apollo. Credit Nasa
Foto 2 e 3: Margaret Hamilton vicino ai volumi con il codice dell’Apollo Guidance Computer. Credit MIT Museum