Il telescopio rifrattore è lo strumento che più si avvicina all’immaginario collettivo di telescopio.
Si distinguono sostanzialmente di due tipi:
Telescopio originale realmente usato da G. Galilei
Il Galileiano è un sistema ottico semplice, composto da una lente anteriore, che funge da obiettivo ed è positiva e da una lente posteriore, che funge da oculare negativo. La lunghezza focale dell’obiettivo deve essere pari a quella dell’oculare sommata alla distanza. I vantaggi risiedono nella praticità strumento con la limitazione, però, di un basso numero di ingrandimenti ottenibili.
Il Kepleriano si differenzia da quello Galileiano per la presenza di due lenti, entrambe positive, distanziate da una distanza pari alla somma delle due lunghezze focali. Con questa configurazione si aumenta notevolmente l’ingrandimento e la percezione periferica, anche se l’immagine viene capovolta. La lunghezza dello strumento risulta tuttavia maggiore rispetto al telescopio galileiano, per la presenza di un prisma raddrizzatore dell’immagine.
Il telescopio rifrattore è formato da un tubo di metallo che funge anche da “lunghezza focale” e da due o tre lenti spaziate tra esse (i più performanti e moderni sono composti da tre lenti), in modo che l’immagine venga focalizzata in un singolo punto, cioè là dove si innesterà l’oculare.
Per la sua particolare costruzione fisica, meccanica e ottica, il rifrattore è lo strumento astronomico che rende le immagini più contrastate e nitide tra le varie configurazioni ottiche, ma di conseguenza è quello che ha i costi di produzione più alti, dato che risulta molto più complesso lavorare le lenti anziché gli specchi, usati invece sui telescopi newton e simili; questo è il motivo per cui, nell’ambito amatoriale, difficilmente si trovano in commercio rifrattori oltre i 150mm di apertura. Un secondo aspetto della lavorazione delle lenti è il peso che rende questa tipologia di strumenti (oltre un certo diametro) difficoltosi da manovrare.
dettaglio ottico costruttivo del telescopio rifrattore
Un difetto che si riscontra nei rifrattori, è il residuo cromatico, dovuto proprio dalla impossibilità di lavorare le lenti in modo perfetto. Per ovviare a questo problema si allontana la spaziatura tra le lenti, mentre i rifrattori più moderni montano appunto una lente in più e in ED (vetro a bassa dispersione). Questi telescopi prendono il nome di APOCROMATICI e sono strumenti superiori, meccanicamente ed otticamente.
L’ottica del rifrattore APO è formata, sostanzialmente, da due lenti differenti per curvatura e materiale. Una lente del “doppietto” è spesso realizzata usando un vetro a bassa dispersione (ED) e alcuni obiettivi APO utilizzano addirittura tre o più lenti. I telescopi APO sono generalmente adatti all’osservazione di tutti gli oggetti celesti offrendo immagini sia visuali che fotografiche di altissima qualità; essi sono limitati solo dall’apertura spesso modesta dati i costi molto elevati. Esistono anche APO più vocati all’astrofotografia e si distinguono dai primi per il rapporto focale più elevato (solitamente un f.4/6 anziché i “soliti” f.7/10) e per la presenza di uno spianatore di campo che garantisce un campo inquadrato quasi perfettamente piano.
Dettaglio costruttivo del telescopio rifrattore Apocromatico:
Schema rifrattore apocromatico
Il rifrattore è uno strumento particolarmente adatto per l’osservazione degli oggetti del sistema solare, Luna, pianeti e le principali stelle doppie, proprio in virtù del fatto che hanno un’incisione maggiore di dettagli e, per natura (per limitare il cromatismo), hanno un rapporto focale che si aggira tra f/10 e f/15.
PRO:
- dettagli incisi degli oggetti osservati
CONTRO:
- prezzi relativamente alti nel rapporto diametro/prezzi
- cromatismo residuo percepibile
- ingombro dello strumento (difficile usarlo su balconi)
- in determinate zone del cielo la difficoltà di trovare una posizione “comoda” per l’osservazione
Queste le caratteristiche della prima grande famiglia di telescopi. Vedremo in una prossima dispensa il gruppo dei telescopi riflettori.
N.B. le immagini sono tratte liberamente da Google immagini