Questo sicuramente è l’articolo più difficile in quanto il mondo dell’astrofotografia amatoriale è composto da una miriade di sfumature per accontentare ogni tipo di appassionato, da chi preferisce immortalare un pianeta a chi dedica il proprio tempo alla ripresa di oggetti deep sky (DSO).
Ovviamente qui parleremo per sommi capi dei pro e dei contro delle diverse OTA, rimandando ogni dubbio o domande negli spazi appositi.
Innanzitutto partendo dall’assunto che un astrofilo che si dedica all’astrofotografia sarà molto probabilmente un’appassionato che ha già accumulato con un certo bagaglio di esperienza, accenniamo solo alla necessità che per l’imaging occorre una buonissima montatura, adatta a supportare il peso dell’OTA e di tutto il set up che occorre per la ripresa.
Ai fini del nostro discorso, divideremo i telescopi in 2 grandi gruppi:
1- telescopi per fotografia a grande campo e a medio/piccolo campo
2-telescopi per fotografia planetaria
Per la fotografia a grande campo occorrono telescopi con una lunghezza focale non troppo elevata per ottenere un Campo Reale inquadrato maggiore e dedicarsi alle riprese di oggetti particolarmente estesi, come nebulose o ammassi aperti; una focale “corta” permetterà di avere spesso anche un rapporto focale (f.) basso, generalmente un f4 o f6 risultano particolarmente “luminosi” per il fotografico su tutti quegli oggetti con una magnitudine superficiale piuttosto bassa, vediamo il mercato cosa offre.
Uno dei telescopi più amati dagli astroimager è sicuramente lo SW ED 80mm leggero e prestazionale:
Seguito dal più grande diametro 120mm ED/APO:
Il tutto per rimanere ancora a prezzi di acquisto abbordali (<1000€), mentre il vero sogno di ogni appassionato sono i “famosi” telescopi APOcromatici, che con la loro lavorazione delle ottiche di altissima fattura e qualità, riducono di moltissimo l’aberrazione cromatica tipica di questa configurazione ottica. Sotto in foto l’esempio di un 115mm APO:
Altra configurazione molto usata per i DSO è la configurazione Newton:
Stesso rapporto focale basso, ma gli specchi, più economici e facili da lavorare a differenza delle lenti, permettono un diametro di apertura molto più ampio e quindi una maggiore luce in entrata, l’unico neo sono i pesi e gli ingombri maggiori che ricadono inevitabilmente sulla stabilità della montatura.
Per quanto riguarda la fotografia di oggetti con una Dimensione Apparente limitata come galassie, nebulose planetarie o ammassi globulari, il mercato offre diverse tipologie di strumenti tutti compatti: dal Ritchey Chretien, che offre un buon diametro a un medio rapporto focale ma con una ostruzione importante ma con campo piano, agli Schidt Cassegrain aplanatici o HD con una focale nativa di f10 ma riducibili a f6.3:
Per quanto riguarda le riprese planetarie, ottimi e semplici soprattutto per chi inizia i primi passi in questo campo sono i Maksutov Cassegrain a partire sicuramente dall’ottimo 127mm fino al 180mm:
La lunga focale a disposizione, permette una grande risoluzione di dettagli hires rimanendo comunque con un telescopio molto compatto e trasportabile.
Mentre per i più esigenti, i grandi SC dalla lunghissima focale sono sicuramente un punto di arrivo per gli appassionati di riprese planetarie, in questo caso, la ridotta dimensione apparente dei pianeti, permette un proficuo utilizzo anche della versione “classica” (non HD):
Si dovrebbe poi aprire un capitolo totalmente a parte sui sensori di ripresa, ma questo sarà un capitolo a parte…