Mossi da alcune domande rivolteci dai nostri soci e dal pubblico presente alle nostre serate osservative, abbiamo interpellato l’astronomo Marco Micheli del NEO Coordination Centre dell ESA, a Frascati su un argomento particolare: gli asteroidi e le loro possibili interazioni con la Terra.

Sarebbe ipotizzabile che la Terra acquisisse nuovi satelliti naturali di dimensioni superiori al metro di diametro?

I processi che portano alla “cattura” di asteroidi in orbite temporanee attorno alla Terra (le cosiddette “mini moons“, o “temporary captured objects“) non dipendono direttamente dalla dimensione, e pertanto non vi è nulla che prevenga la possibilità che un asteroide di dimensioni maggiori ad un metro venga catturato e resti per un certo periodo in orbita terrestre come satellite. In realtà, nel 2006 un asteroide di circa 2-3 metri ha fatto esattamente questo, ed è entrato in orbita attorno al nostro pianeta per circa un anno.

Ovviamente, asteroidi piccoli sono molto più comuni di quelli grandi, ed è pertanto progressivamente più raro che questo fenomeno di cattura interessi asteroidi più grandi. Nulla però lo impedisce fisicamente, a parte la rarità del fenomeno.

Che velocità/massa dovrebbe avere un asteroide per rimanere vincolato dall’attrazione gravitazionale della Terra e orbitarci intorno senza rimbalzare via o penetrare lo scudo atmosferico?

La massa è completamente ininfluente, come per tutti i processi gravitazionali. La velocità di approccio alla Terra dovrebbe essere invece molto piccola, confrontabile o leggermente inferiore alla velocità di fuga dalla Terra stessa. Solo così la gravità terrestre potrebbe trattenerlo in orbita.

Per quanto riguarda l’interazione con l’atmosfera, se l’orbita in cui viene a trovarsi è sufficientemente ampia, questa sarebbe del tutto trascurabile. L’oggetto però sarebbe probabilmente destinato a “rimbalzare via” (o più correttamente, a venire espulso dall’orbita terrestre) a causa di effetti gravitazionali che ne perturberebbero leggermente l’orbita facendolo sganciare dal nostro campo gravitazionale e ritornare a comportarsi come un normale asteroide in orbita attorno al Sole. Vari studi prevedono che questa “destabilizzazione” avvenga in tempi brevi, al più qualche anno.

Poi avremmo, più che una domanda, un tema da trattare che riguarda come un amatore può contribuire alla ricerca sugli asteroidi. Sappiamo ad esempio che, tramite il Minor Planet Center https://minorplanetcenter.net/, si possono dare posizioni e analisi fotometriche, ma non abbiamo la percezione di quale sia il reale apporto che si possa dare e la strumentazione necessaria.

Il Minor Planet Center (MPC) da sempre raccoglie i contributi astrometrici (cioè, misure di posizioni) non solo di professionisti, ma anche di astrofili amatoriali. Questi ultimi sono tuttora responsabili di una buona frazione del cosiddetto “follow-up”, cioè le osservazioni di conferma eseguite nelle ore o giorni successivi alla scoperta di un nuovo asteroide. L’MPC in particolare richiede questo follow-up soprattutto sugli oggetti della cosiddetta “NEO Confirmation Page” (https://minorplanetcenter.net/iau/NEO/toconfirm_tabular.html, oppure in una versione più “user friendly” https://cneos.jpl.nasa.gov/scout/#/), che viene aggiornata in tempo  reale con le nuove scoperte.

L’unica vera limitazione in questo caso è la dimensione del telescopio. Tipicamente un diametro di almeno 40 cm è necessario per
raggiungere la magnitudine ~19-20 attorno a cui si aggirano gran parte delle nuove scoperte, ma oggetti più brillanti di magnitudine 17-18 non sono rari, e possono essere osservabili anche con strumentazioni leggermente inferiori.

Per quanto invece riguarda il contributo fotometrico, l’MPC non se ne occupa, ma vi sono altre istituzioni che raccolgono curve di luce o analisi fotometriche, tra cui ad esempio http://www.minorplanet.info/.

Nel caso delle curve di luce è necessario un investimento maggiore di tempo, ma i target disponibili sono generalmente maggiori. Altre possibilità a cui gli astrofili possono collaborare sono le campagne osservative di occultazioni asteroidali, per cui la locazione geografica è spesso più importante che la dimensione del telescopio. Potete trovare alcuni esempi a http://www.asteroidoccultation.com/.

Ringraziamo Marco Micheli per la cortesia dimostrata, nonché promessa dichiarandosi disponibile a ulteriormente ampliare gli argomenti trattati laddove i nostri lettori lo richiedessero.

Vi lasciamo con l’augurio che il nostro gradito ospite ci ha rivolto: cieli sereni!

Rispondiamo: sempre!