Probabilmente, solo chi appartiene ad un paio di generazioni passate ha avuto modo, alzando gli occhi a cielo, di ammirare la nostra Via Lattea. La maggior parte dei giovani di oggi, purtroppo non hanno mai potuto provare questa esperienza dalle aree urbane dove vivono. Questo effetto è dovuto all’inquinamento luminoso, causato dall’uso intenso e invadente delle luci artificiali, con effetti diretti sull’ambiente, sulle varie forme di vita, sulla salute e sul consumo di energia.
Mentre l’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del suolo sono concetti a noi familiari, l’inquinamento luminoso rappresenta una problematica che solo recentemente ha ricevuto attenzione dal mondo scientifico, al di là delle ricadute puramente economiche dovute a una illuminazione inefficiente. Va da sé che, invece, è un tema a cui astronomi e astrofili di tutto il mondo tengono molto.
Come ovvio, è una conseguenza della antropizzazione e urbanizzazione dei nostri territori (edifici residenziali, fabbriche, centri commerciali, impianti sportivi e stradali…), che però può avere influenza anche in zone più remote situate a grande distanza.
Varie sono le componenti: abbagliamento, “bolle” di luce sopra i grandi centri abitati, uso eccessivo e inutile di sorgenti luminose. Tutte concorrono ad alterare il naturale livello di luce della volta celeste.
Combattere l’inquinamento luminoso non vuol dire vivere al buio, ma adottare tutte quelle soluzioni tecniche, oggi disponibili, per illuminare bene dove serve, senza irradiazione dove non serve (il cielo), con opportune schermature e corrette orientazioni del fascio luminoso. Basta allontanarsi dai grandi centri urbani e salire un po’ in quota per avere la prova degli effetti dell’inquinamento luminoso e del grande danno arrecato: quel cielo grigio, slavato, punteggiato qua e là da qualche stellina superstite, si trasforma in una tela nera su cui si stacca quella banda luminosa che percorre la volta celeste e che chiamiamo Via Lattea, con le sue infinite stelle, asterismi e nebulosità!
Molti studi scientifici hanno anche evidenziato gli effetti dell’eccessiva illuminazione notturna sulla salute degli uomini, con alterazioni del bioritmo e ormonali (ad esempio con il blocco della produzione della melatonina), sui delicati equilibri degli animali (perdita di orientamento nelle specie notturne) e delle piante (alterazione del fotoperiodo). L’uomo risulta particolarmente sensibile alle luci con componenti nella parte blu dello spettro visibile (le cosiddette luci “fredde”), tipiche delle moderne lampade a led, con effetti sul nostro orologio biologico. Infine, altri studi dimostrano che non vi è correlazione tra riduzione dell’illuminazione stradale notturna e aumento di atti criminosi o incidenti.
È facile farsi un’idea di quanto la luce artificiale sia invasiva. Esistono on-line molti siti che riportano mappe terrestri variamente colorate in base alla possibilità di vedere le stelle da un certo sito, con le zone più inquinate (i grandi centri urbani) di colore rosso/giallo (visibili solo le stelle più luminose), mentre quelle ancora salve (in genere nell’entroterra e in montagna) di colore blu/nero (visibile la Via Lattea).
Ormai il fenomeno interessa la quasi totalità delle aree urbane e suburbane del pianeta!
Fortunatamente, il legislatore in Italia ha promulgato a livello regionale, a partire dal 2000, testi normativi che dettano i requisiti che deve avere un impianto luminoso per essere a norma, sulla base del criterio di zero luce emessa verso l’alto, salvo poche eccezioni, che dove applicate estensivamente hanno portato a risultati tangibili. Analoghe azioni sono state prese da vari paesi del mondo.
Sta a tutti noi, rispettare e far rispettare la legge, per non perdere quell’infinito patrimonio culturale e fonte di ispirazione che è il cielo!
Chi volesse segnalare impianti non a norma può farlo da questo stesso sito al questo link.