Il 18 giugno 2019, ricorreva il decimo anniversario dal lancio della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO). I suoi contributi ai campi della scienza e dell’esplorazione lunare sono ineguagliati: ha fornito il maggior volume di dati mai raccolti da una missione scientifica planetaria.

La vasta gamma di strumenti a bordo di LRO include un altimetro laser che emette impulsi di luce circa 28 volte al secondo, creando una delle mappe topografiche più accurate di qualsiasi corpo celeste. Le osservazioni delle caratteristiche tettoniche sulla superficie lunare hanno mostrato il suo graduale restringimento: una Luna non statica ma dinamica e intrigante.

Ma quest’anno ricorre anche il cinquantesimo anniversario del primo sbarco sulla Luna… e LRO è stata la prima sonda che ha permesso di fotografare i resti e gli effetti dello sbarco sulla nostra superficie, catturando, nel 2011, le immagini più nitide mai scattate dallo spazio dei siti di atterraggio degli Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17. Le immagini mostrano anche i segni, sulla superficie, dei percorsi realizzati quando gli astronauti hanno esplorato la superficie lunare.

Le eccezionali immagini sono state possibili grazie al fatto che LRO è stato spostato in un’orbita più ellittica di quella standard, determinando in tal modo, che la distanza minima della sonda dal suolo è passata da quella abituale di 50 a quella di 21 chilometri. La sonda è rimasta in questa orbita per 28 giorni, abbastanza a lungo da consentire alla Luna di compiere un giro completo su se stessa, permettendo una copertura completa della superficie.

La prima immagine è quella del sito di atterraggio dell’Apollo 11, catturata da soli 24 km. Sono visibili i resti dei primi passi umani sulla superficie come regioni scure attorno al modulo lunare (LM) e tracce scure che portano agli esperimenti scientifici che gli astronauti hanno installato sulla superficie. Il PSIT (Passive Seismic Experiment Package) ha fornito i primi dati sismici lunari mentre il Laser Ranging RetroReflector (LRRR) consente di raccogliere misure precise ancora oggi.

Un altro sentiero conduce verso il cratere di Little West, a circa 50 metri ad est del LM. Questa è stata un’escursione non programmata verso la fine delle due ore e mezza trascorse in superficie. Armstrong si precipitò a dare un’occhiata all’interno del cratere, e questo fu il punto più lontano raggiunto. Rispetto ad Apollo 12 e 14, che permettevano di avere più tempo in superficie, e Apollo 15, 16 e 17, che avevano il beneficio di un veicolo lunare, le attività di superficie di Armstrong e Aldrin furono piuttosto limitate.

La seconda immagine è relativa al sito di atterraggio dell’Apollo 12. L’Apollo Lunar Surface Experiments Package (ALSEP) è ben visibile. Si trattava della strumentazione portata in ogni missione al fine di per monitorare l’ambiente e l’interno della luna. Uno dei dettagli che appare è una forma a L brillante nell’immagine che segna le posizioni dei cavi che vanno dalla stazione centrale di ALSEP a due dei suoi strumenti. Sebbene i cavi siano troppo piccoli per la visualizzazione diretta, vengono visualizzati perché riflettono la luce molto bene.

Nella terza immagine le tracce lasciate dagli astronauti Alan Shepard e Edgar Mitchell in entrambe le passeggiate lunari dell’Apollo 14 sono ben visibili. È visibile anche la fase di discesa del modulo lunare Antares.

L’Apollo 15 Lunar Module (LM) Falcon, immortalato nella quarta immagine, si adagia sulle pianure di Hadley portando il primo Lunar Roving Vehicle (LRV). L’ALSEP consisteva in diversi esperimenti che erano alimentati da un generatore termoelettrico a radioisotopi (RTG) e che ha inviato preziosi dati scientifici sulla Terra per oltre sei anni dopo la partenza degli astronauti. Questa immagine NAC LROC ripresa da bassa quota mostra l’hardware e le tracce in modo molto dettagliato.

La quinta immagine ci mostra il modulo lunare Orion che sbarcò nei pressi del cratere Cartesio il 21 aprile 1972. La missione Apollo 16 prese di mira una regione montuosa. Originariamente considerato un sito vulcanico, i campioni restituiti da Apollo 16, in realtà, hanno indicato che gli altipiani della luna consistono principalmente di rocce formate dall’impatto (brecce). Si trattò di un importante risultato scientifico.

L’ultima immagine di LRO mostra il sito di atterraggio dell’Apollo 17. Le tracce lasciate dal rover lunare sono chiaramente visibili e le immagini mostrano anche dove gli astronauti hanno collocato alcuni degli strumenti scientifici. Nell’immagine dell’Apollo 17, le tracce lasciate dagli astronauti a piedi, incluso l’ultimo percorso fatto sulla luna dagli umani, si distinguono facilmente dalle doppie tracce lasciate dal rover lunare, che rimane parcheggiato a est del lander.

Infine, l’ultima immagine mostra i siti di allunaggio delle varie missioni Apollo.

(Credit: NASA’s Goddard Space Flight Center/ASU)

Chi volesse approfondire in merito alle ragioni per cui non è possibile percepire dettagli della superficie lunare cosi piccoli dalla Terra si rimanda a questo pregevole articolo del nostro sito:

…e la bandiera americana sulla Luna, si vede la bandiera con il telescopio?