Immaginate di trovarvi in un’era antica, in cui non esisteva ancora il telescopio e tutte le conoscenze astronomiche che oggi diamo per scontate erano ancor ben lontane dall’essere patrimonio comune. Un’era, magari 2200/2300 anni fa, e un luogo, la Grecia, dove la matematica e la speculazione filosofica erano però ben sviluppate.
In quell’epoca, ed anche prima, pur non potendo osservare i pianeti, già si era consci che essi avevano qualcosa di speciale, di diverso dalle stelle… essi si muovevano!
Come abbiamo già visto, il concetto di movimento, come quello di velocità, ha senso solo se paragonato ad un sistema di riferimento che, nel nostro caso, è rappresentato dalle cosiddette stelle fisse. Le costellazioni che siamo abituati a riconoscere in cielo, per la maggior parte, sono nate dalla fantasia di popoli vissuti anche prima della mitica fondazione di Roma e tramandate fino a oggi proprio perché le stelle sono fisse, ferme le une rispetto alle altre; anche se a distanze diverse, occupano la stessa posizione nel cielo le une rispetto alle altre e tutte insieme sembrano ruotare attorno al polo. Ciò deriva dalla enorme distanza che ci separa dagli astri e infatti, quelli più vicini posseggono un movimento, sempre in relazione alle altre, di una certa entità, seppur piccolo, ma percepibile ad esempio nel corso della vita di un essere umano.
Il termine “pianeta” viene dal greco “planàomai” e significa, appunto, stella errante, quindi i pianeti erano, per gli antichi, semplicemente delle stelle speciali perché si muovevano rispetto alle altre.
Il movimento dei pianeti condizionò anche la scelta dei nomi di alcuni di essi. A quello che si muoveva più velocemente tra le stelle fu attribuito il nome di Hermes, il messaggero degli Dei, poi divenuto Mercurio per i Romani, mentre a quello più lento di tutti, Saturno, fu attribuito il nome Crono, dio dell’agricoltura e del tempo. Avendo il più lungo periodo di rotazione osservabile nel cielo, si pensava che fosse il custode del tempo. I Romani lo chiamarono poi Saturno, in onore al padre di Giove. Si ricorda che Saturno è l’ultimo dei pianeti visibili ad occhio nudo e quindi conosciuti prima dell’era dei telescopi.
Curiosità: il fatto che le stelle siano “fisse” mentre oggetti come i pianeti, ma anche comete e asteroidi, si muovano rispetto ad esse ci da la possibilità di individuare facilmente (o quasi), tali oggetti non stellari… ma questa è un’altra storia.
Foto 1: Star trail from Chile’s Atacama Desert, credit ESO Photo Ambassador Adhemar M. Duro Jr.
Foto 2: Star trail from NASA astronaut and Expedition 31 credit Flight Engineer Don Pettit – NASA’s Johnson Space Center
Foto 3:Star Trails Over Indonesia, Image Credit & Licence Hui Chieh (my dark sky)
Rimane misteriosa l’attribuzione del nome Giove (Re degli Dei dell’Olimpo) ad un pianeta che, pur essendo il più grande di tutti gli altri, all’occhio nudo di un astronomo dell’antichità era certamente meno impressionante, e di luminosità/dimensioni inferiori a Venere…
Probabilmente nella scelta contarono anche i periodi orbitali dei pianeti… come già evidenziato nell’articolo al pianeta più veloce di tutti di tutti fu dato il nome del messaggero degli dei e a quello più lento il nome del Dio del tempo; forse Venere, pur essendo il più luminoso fu giudicato troppo vicino a Mercurio e troppo distante dal padre Saturno per essergli attribuito il nome del più importante degli Dei.
Probabilmente nella scelta contarono anche i periodi orbitali dei pianeti… come già evidenziato nell’articolo al pianeta più veloce di tutti di tutti fu dato il nome del messaggero degli dei e a quello più lento il nome del Dio del tempo; forse Venere, pur essendo il più luminoso fu giudicato troppo vicino a Mercurio e troppo distante dal padre Saturno per essergli attribuito il nome del più importante degli Dei.
Venere era la dea della Bellezza e dell’Amore, quale pianeta poteva apparire il più bello agli occhi degli antichi? Marte era il dio della Guerra, e quel pianeta con quel colore focoso sembrava adatto. Per esclusione, rimane Giove.