Per questa modifica mi sono ispirato al progetto dell’ ingegnere Mike Lockwood che propone un sistema di ritenzione dello specchio primario con i whiffletree, tutti i disegni e gli altri contenuti nel link seguente appartengono all’autore e sono protetti da copyright: https://www.loptics.com/articles/mirrorsupport/mirrorsupport.html

Il sistema del whiffletree flottante da me ideato si è reso necessario per avere una regolazione progressiva del serraggio del primario, dato che in primis io non ho le capacità necessarie alla precisione richiesta dai lavori di ottica ed i macchinari in mio possesso non permettono di rispettare tolleranze prossime al centesimo di millimetro.

La cella originale in dotazione al telescopio

La cella originale in dotazione al telescopio

Il sistema di ritenzione era composto da:

  • Due sostegni con ruote in plastica che consentivano allo specchio di tenere la posizione ed espandersi con il variare della temperatura
  • Tre cinghie in tessuto incollate al bordo dello specchio che trattenevano lo stesso in caso di ribaltamento, ma essendo molto lente lo  facevano sollevare,  i capi opposti delle cinghie erano fissati al telaio originale.
Era presente anche un terzo punto, composto da un semplice spessore morbido  inserito a forza sulla struttura del rockerbox e che, secondo le intenzioni del costruttore, doveva tenere fermo lo specchio e nel contempo permettere la collimazione.
Il problema è nato proprio per questo sistema non adeguato, dato che quando il telescopio scendeva sotto una certa altezza, lo specchio si distaccava dagli appoggi sul retro e sollevandosi perdeva la collimazione.

La nuova cella da me progettata modificando il progetto iniziale dell’ingegner Mike Lockwood

Il mio sistema è composto da elementi in alluminio spessore 15 mm tagliati al laser:

  • Una piastra 380 x 380 mm a sostituzione del telaio originale
  • 4 sostegni sagomati e fissati alla piastra con bulloni
  • 4 bracci a sezione di circonferenza con avvitate 2 rotelle ciascuno, composte da un cuscinetto a sfere rivestito con plastica bianca. I bracci sono leggermente flottanti e collegati ai sostegni con viti in acciaio inox e garantiscono sia l’escursione in avanti che l’adattamento alla circonferenza dello specchio
  • I sostegni triangolari con i tamponi di gomma sono stati recuperati dal sistema originale.

Il montaggio all’interno del rockerbox

Questo è l’aspetto della mia cella modificata:

  • Le viti di collimazione con i relativi dadi e le molle di spinta originali sono state mantenute, senza ulteriori modifiche alla struttura.
  • Da notare l’esiguo spazio che rimane fra i galletti e le pareti in lamiera del rockerbox, purtroppo non è possibile accorciare i bulloni di collegamento dato che quella lunghezza è necessaria per il montaggio dei bracci con le ruote.

L’aspetto finale

Lo specchio primario è stato rimontato al suo posto e fissato con un po’ di gioco tra i whiffletree, ho testato la tolleranza facendo girare lo specchio su se stesso.
Ho notato una impuntatura dovuta alla non perfetta forma circolare dello specchio, inoltre il bordo è piuttosto grezzo e questo potrebbe interferire con l’espansione del vetro.
Non credo che lo luciderò dato che potrei danneggiare la superficie riflettente, sarà un eventuale lavoro da fare in occasione di una ri-alluminiatura.

Un particolare che forse si nota meglio da vicino

Il supporto principale, oltre a sostenere il whiffletree, ha anche una piccola staffa in acciaio inox con un’asola verticale e fissata con una piccola vite parker.

Sul bordo a contatto con lo specchio è incollato uno spessore di gomma trasparente per non creare graffi.

La tolleranza tra lo specchio e la staffa è di circa 3/10 di mm e può essere variata al bisogno semplicemente allentando la vite di fissaggio e facendola scorrere grazie al foro asolato in verticale.

Risultato finale e considerazioni varie

Da prove effettuate al chiuso, senza acclimatamento termico del primario, orientando il telescopio a vari gradi di inclinazione e seguendo il movimento verso il basso tenendo l’occhio fisso dentro il Cheshire, ho notato una più che stabile collimazione, ad eccezione di un lieve slittamento (uno o due decimi di mm) quando ho raggiunto il piano orizzontale al terreno, un risultato ottimale considerando che il sistema originale, con un test identico, generava un errore nell’ordine di 2/3 mm.

Il risultato finale è più che soddisfacente. Con il senno di poi ed alla luce delle molte ore di lavoro dedicate alla foratura a trapano a colonna ed alla rifinitura a mano dei tagli eseguiti con il laser, ho realizzato che se avessi scelto di far fresare e forare i componenti di alluminio a CNC, avrei avuto una precisione al centesimo di mm ed una notevole riduzione dei tempi di lavoro.

 

Costi dei materiali e tempi di lavorazione

Alluminio tagliato al laser:

  • Una piastra 380 x 380 x 15 mm
    5 sostegni sagomati
    5 bracci a sezione di cerchio
    Euro 70,00 + IVA compreso di sviluppo del mio disegno in formato 3D
  • 10 rotelle in plastica con cuscinetto a sfera e vite di fissaggio.
    Euro 8,70 compreso la spedizione
  • Viti, bulloni, barra filettata, dadi, rondelle e galletti in acciaio inox
    Euro 45,00
  • Fondo per leghe leggere + smalto sintetico nero opaco Euro 30,00

Tempo impiegato per la realizzazione del tutto:
• Ricerca su Internet del progetto e adattamento alla struttura del mio telescopio.
• Sviluppo e disegno in scala 1:1 con relative correzioni degli errori che via via si presentavano.
• Rifiniture ed aggiustamenti degli elementi, foratura e successiva filettatura a mano, taglio delle viti in inox, assemblaggio e regolazioni varie, montaggi e smontaggi vari, verniciatura e montaggio finale con prove al chiuso, per un totale forfettario di circa 120/130 ore di lavoro.