Nel 1990, da una distanza di sei miliardi di km dalla Terra, la sonda Voyager 1 puntò la sua fotocamera verso il Sistema Solare, dal quale si stava allontanando per sempre, scattando il famoso ritratto conosciuto come “Pale Blue Dot”, con la Terra che appare come un tenue puntino azzurro sperduto nell’immensità del cosmo a sei miliardi di chilometri di distanza. Le fotocamere del Voyager dovettero essere spente dopo quell’epica panoramica, lasciando incontrastato il record di distanza per quasi 28 anni, ma i record, si sa, sono fatti per essere battuti.

Nel luglio 2015 la sonda della Nasa New Horizons, ha sorvolato il pianeta nano Plutone, (qui il post sull’argomento:https://www.facebook.com/media/set/?set=a.981750438674910&type=3) proseguendo poi, alla velocità di oltre un milione di km al giorno, verso l’esterno del Sistema Solare, per compiere la seconda parte della sua missione: raggiungere uno dei corpi minori presenti nella fascia di Kuiper, denominato 2014 MU69, cosa che avverrà il prossimo capodanno.

Ogni tanto la sonda, che viaggia in ibernazione per risparmiare energia, deve essere risvegliata per verificare la sua posizione  e la correttezza della rotta. Ciò avviene scattando una foto a una zona di cielo nota, in modo da orientarsi con la posizione delle stelle.

L’ultima foto di navigazione, scattata esattamente un anno fa, riprende un ammasso di stelle, un cosiddetto ammasso aperto, conosciuto come NGC 3532. Questa foto rappresenta un nuovo record per il genere umano. Si tratta infatti dell’immagine scattata dalla maggiore distanza mai raggiunta dalla Terra, 6.12 miliardi di chilometri, quasi 41 volte la distanza Terra-Sole e superiore, anche se di poco, a quella da cui fu scattata Pale Blue Dot dal Voyager 1.

Dopo la foto all’ammasso, New Horizons ha scattato altre due immagini, divenute quindi quelle scattate dalla maggior distanza, puntando questa volta la sua camera verso due oggetti della fascia di Kuiper, denominati 2012 HZ84 e 2012 HE85, per indagarne forma e dimensioni e verificare se presentassero anelli o lune.

Ma come si sa, i record sono fatti per essere battuti e lo scorso 16 Agosto sempre New Horizons ha scattato, dalla distanza di oltre 6.2 miliardi di km, una nuova foto, questa volta del suo obiettivo, l’oggetto denominato Ultima Thule, che in quella data si trovava a 172 milioni di km di distanza dalla sonda e che dista 6,5 miliardi di km dal Sole.

Non resta che aspettare qualche giorno… il capodanno 2019 ci regalerà sicuramente nuovi spettacolari record.

Curiosità: NGC 3532 è un ammasso aperto brillante, a circa 1300 anni luce da noi, ed è conosciuto anche come ammasso Wishing Well, pozzo dei desideri, poiché ricorda una manciata di monete d’argento lanciate in un pozzo ed è famoso anche perché è stato il primo oggetto fotografato dal Telescopio Spaziale Hubble una volta operativo, proprio nel 1990, a maggio, stesso anno del Pale Blue Dot dal Voyager 1.

Foto di NGC 3532 scatta il 5 dicembre 2017 dalla sonda New Horizons. Non è affascinante come “Pale Blue Dot”, ma è quella che ha battuto il record di distanza detenuto dalla Voyager dopo più di 27 anni. Crediti: Nasa/Jhuapl/Swri

 

Riprese in falsi colori di 2012 HZ84 (sx) e 2012 HE85 (dx). scattate immediatamente dopo quella dell’ammasso NGC 3532, sono le immagini scattate alla distanza maggiore dalla Terra, e le più ravvicinate per oggetti della fascia di Kuiper. Crediti: Nasa/Jhuapl/Swri

 

Foto del 16 agosto 2018 di Ultima Thule, quando mancavano ancora 172 milioni di km da percorrere prima di raggiungerlo. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

 

Posizione della sonda New Horizon il 4 dicembre 2018… ormai prossima al suo obiettivo

 

Ed eccola, la foto astronomica forse più famosa ed affascinante: “Pale Blue Dot”, la Terra vista da 6 miliardi di km. Crediti: Nasa Jpl

 

Foto di NGC 3532 scattata dal telescopio Spaziale Hubble, la sua prima foto, nel maggio del 1990.

 

Foto di NGC 3532 scattata dal telescopio da 2,2 metri dall’Osservatorio dell’ESO di La Silla in Cile. Alcune delle sue stelle sono caldissime e blu, ma molte delle più massicce sono divenute giganti rosse e brillano di colore arancione. Crediti:ESO/G. Beccari