In occasione del quinto compleanno della associazione Gruppo Astrofili Galileo Galilei numerosi soci si sono dati appuntamento presso l’area osservativa di Lasco Di Picio, Monte Romano, per dar vita ad un piccolo star party, aperto a tutti e, soprattutto, ai numerosi nuovi soci.
Le mie osservazioni sono iniziate già dal pomeriggio con telescopio solare Daystar da 6 cm in H-Alpha, messo a disposizione di tutti i presenti; purtroppo l’attività solare era davvero scarsa, anche se è stato possibile osservare una evidente protuberanza sul bordo solare ad ore 9 circa.
Complice l’ottima trasparenza del cielo e l’assenza di Luna, che sarebbe sorta solo verso l’una di notte, al calare del sole è iniziata l’osservazione degli oggetti celesti visibili nel periodo.
In compagnia dei vicini di telescopi, anch’essi muniti di telescopio con montatura Dobson, ho deciso di usare il mio Skywatcher da 30 cm in modalità totalmente manuale, quindi senza l’ausilio del puntamento automatico e dell’inseguimento.
Nel corso della serata ci siamo dilettati e divertiti a puntare i medesimi oggetti con i tre Dobson del Gruppo, un Orion da 25 cm di Ruggero, il mio da 30 e quello di Phil da 40 cm. Ne è risultata un interessante confronto tra le potenzialità delle diverse aperture e dei pregi dei diversi strumenti, ma anche un susseguirsi di consigli sul dove trovare i vari oggetti, sul come centrarli manualmente e sull’indicazione delle loro caratteristiche. In sostanza un esercizio molto stimolante per tutti noi e anche per il nostro nuovo socio Cristiano che, entusiasta del recente acquisto del suo primo telescopio, un Maksutov da 127 mm, ogni tanto veniva a farci visita per osservare con noi, avere consigli sul puntamento e confrontare ciò che poteva osservare nel suo e nei vari strumenti.
Venendo alle osservazioni, sul far della notte, non poteva mancare uno sguardo a Mercurio e a Venere, quest’ultima, con una evidente fase del 60% circa, era tanto luminoso da essere quasi fastidioso all’oculare.
Molto interessante è stato poter osservare il più sfuggente Mercurio, osservato, infatti, per la prima volta da alcuni dei presenti e che, seppur molto basso sull’orizzonte, mostrava chiaramente la fase; Il pianeta appariva leggermente più dettagliato nello strumento più piccolo da 25 cm.
Nella osservazione degli oggetti del profondo cielo non si poteva non partire con uno sguardo alla nebulosa di Orione, in realtà puntata più volte nel corso della serata e, ad un certo punto, oggetto di “sfida” in merito al numero di stesse che ognuno di noi riusciva a percepire nel trapezio.
M 42 fotografata dal Lick Observatory nel 1895
Non poteva mancare neppure una occhiata a Betelgeuse, la stella alfa della Costellazione, molto “chiacchierata” in questo periodo per via del suo ben percepibile calo di luminosità; impressionante è la diminuzione di luminosità se confrontata con Rigel, memori del fatto che fino a pochi mesi fa le due stelle apparivano, invece, della medesima magnitudine.
Con il calare della notte ho rivolto il telescopio verso la Costellazione della Lepre, proprio sotto il cacciatore Orione, per osservare l’ammasso globulare M 79; si tratta di un bellissimo globulare in una posizione insolita nel cielo. La maggior parte dei globulari sono raggruppati attorno al centro galattico, mentre questo è situato sul lato opposto del rigonfiamento centrale della Via Lattea. Alcuni studi ipotizzano che potrebbe non essere originario della nostra galassia ma essere stato “strappato” a quella nana del Cane Maggiore.
Sempre nella Lepre ho poi puntato una delle stelle più rosse del firmamento, R Leporis, detta Hind’s Crimson Stars; quest’ultima, osservata per la prima volta qualche tempo fa grazie al suggerimento di Phil, è davvero spettacolare ad alti ingrandimenti; devo dire sempre non facilissima da trovare, anche stasera mi è capitato di dover girare a lungo in zona prima di individuarla, ma la fatica è stata decisamente ripagata.
Si tratta di una “stella al carbonio”, una gigante rossa caratterizzata da una atmosfera ricca di molecole di carbonio che, spinto per convezione verso l’esterno, crea un guscio che attenua la stella conferendole un colore estremamente rosso perché i composti del carbonio assorbono ottimamente la luce nella parte blu dello spettro. Ad un certo punto, gran parte del carbonio viene spazzato via dalla stella e il processo ricomincia. Le stelle di carbonio sono rare e molto lontane e, ad una distanza di circa 1100 anni luce, R Leporis è una delle più vicine.
Passando al Cane Maggiore ed alla vicina costellazione della Poppa, ho puntato in sequenza i tre ammassi aperti M41 M47 ed M46.
M41 è un ammasso molto ampio e luminoso, facilissimo da trovare sia in quanto visibile ad occhio nudo sia per il fatto che, essendo a soli 4 gradi a sud di Sirio, entra tranquillamente nel campo del cercatore una volta centrata la Stella. Sembra che Aristotele lo abbia percepito e registrato intorno al 325 a.C e, se così fosse, sarebbe l’oggetto più debole mai registrato nell’antichità classica.
Seguendo la retta che congiunge Sirio con Muliphein, la stella gamma della costellazione, ad una distanza di circa il doppio di quella tra le due stelle si arriva facilmente ad inquadrare gli ammassi aperti M47 ed M46. I due ammassi sono vicinissimi ed al telescopio appaiono moto differenti tra loro, molto più “largo” il primo
e più simile ad un globulare il secondo;
in quest’ultimo non sono riuscito a percepire la nebulosa planetaria NGC 2438 visibile invece nell’immagine.
Complice l’estrema vicinanza in cielo mi sono divertito a passare da uno all’altro diverse volte in modo da apprezzarne le differenze.
Un piccolo movimento al Dobson verso l’alto, avendo come punto di riferimento il centro della linea che congiunge Sirio con Samoht, la stella Alfa dell’Unicorno, e si torna nel Cane Maggiore, per raccogliere la sfida lanciata da uno dei vicini di telescopio: riuscire ad osservare NGC2359 la nebulosa Anatra o Elmetto di Thor. Sfida in quanto è un oggetto visualmente davvero molto evanescente che prima non avevo mai osservato, ed infatti, centrata in tutti gli strumenti, era appena percepibile e, solo con l’ausilio di un filtro OIII montato da Ruggero, emergeva più nitidamente, mostrando ora abbastanza chiaramente la sua caratteristica forma a V.
Decidevo di proseguire con oggetti più semplici utilizzando l’oculare da 2 pollici e 30 mm di focale da 82° di campo apparente, con il quale ho osservato di nuovo la nebulosa di Orione e poi le Pleiadi (M45) ed il Presepe (M44) . Si tratta di un oculare economico, venduto con varie marche, devo dire abbastanza nitido e con sufficiente correzione ai bordi, ma che ha mostrato qualche limite soprattutto nei riflessi interni presenti con oggetti moto luminosi. Ciò vanifica un pò quello che dovrebbe essere il suo pregio principale e cioè garantire, accoppiato al mio telescopio, un campo reale di ben 1,60 gradi tale da avere oggetti estesi e luminosi come l’ammasso delle Pleiadi interamente nel campo visivo.
Uno dei vantaggi dei Dobson manuali è che essi permettono di spaziare da una parte all’altra del cielo in silenzio ed in un istante e così, anche al fine di mostrare la posizione di alcuni degli oggetti più noti ai nuovi soci, ho puntato prima M31
e in sequenza M33 (nel Triangolo).
Da li, approfittando del cielo abbastanza buono, ho dato uno sguardo alla coppia di galassie M81 M82 nell’Orsa Maggiore, entrambe ben evidenti e ricomprese nel campo dell’oculare da 24 mm.
Decidevo poi di passare alla costellazione dei Gemelli, in attesa che la stessa Orsa, il Leone, i Cani da Caccia e la Chioma di Berenice salissero un po’ rispetto all’orizzonte.
Il primo oggetto puntato nei Gemelli è stata la nebulosa Eschimo;
questo oggetto mi affascina molto per il suo caratteristico effetto di apparizione/sparizione; soprattutto a bassi ingrandimenti a seconda di come la si guarda a volte sembra una semplice stella per poi apparire alla vista come una macchiolina nebulare subito dopo… fantastica!
Anche qui è seguita l’osservazione di altri oggetti ed in particolare degli ammassi aperti M35, con nello stesso campo dell’oculare da 14 il globulare NGC 2158, ed NGC 2129.
L’ultima parte della serata è stata dedicata alle osservazione delle galassie; partendo dalla pancia Leone ho puntato NGC 3367 (in alto a sinistra nella foto) ed NGC 3377 (in basso a destra), vicine abbastanza da stare nel campo (0,77 gradi) inquadrato dall’oculare da 14 e che mostravano evidente la loro forma a spirale; non sono riuscito invece a percepire minimamente la vicinissima NGC3377A.
Giusto un piccolo spostamento verso il basso e centravo nell’oculare da 24 (1,10 gradi) il vicinissimo tripletto di galassie formato da M105, NGC3384 e NGC 3389. Evidente appariva all’oculare da 14 la diversità di forma delle componenti del terzetto: ovaleggiante la prima, più allungata la seconda e spiraleggiante l’ultima.
Giusto un breve movimento e avevo nell’oculare le vicine M95 ed M96; in questo caso evidente era la forma a spirale di entrambe.
Puntato il telescopio da quelle parti non ho resistito alla tentazione di vagare tra le decine e decine di galassie visibili tra le costellazioni del Leone, dei cani da Caccia e della Chioma di Berenice; non ho minimamente pensato di appuntare gli oggetti visti anche perché sarebbe stato alquanto difficile, ma mi sono limitato a godere degli innumerevoli batuffoli che comparivano qua e la spostando il telescopio in qualsiasi direzione!
Seguendo poi i miei vicini di telescopio, ho puntata la galassia NGC 4565, Galassia Needle (ago), con la sua caratteristica forma.
Infine ho deciso di terminare la serata con uno sguardo alle galassie dell’Orsa, ripuntando M81 ed M82 e, dalla parte opposta dell’asterismo del grande carro, M101 ed M51. Per entrambe il cielo buono, ma non ottimo, non permetteva di godere di particolari dettagli, ma la visione è stata comunque appagante.
Da li, da M51 procedevo verso i Cani da Caccia per osservare, in sequenza le galassia M63, M94
e poi NGC 4485 ed M106
per terminare la serata con l’osservazione della stella Y dei Cani da Caccia, talmente rossa da aver meritato l’appellativo “La Superba”, attribuitole dall’astronomo italiano Angelo Secchi.
Quest’ultima è una “stella di carbonio” come R Leporis, con le stesse peculiarità prima descritte.
Decidevo di porre fine alla serata osservativa verso le 23, quando ormai eravamo rimasti in pochi, anche per via della stanchezza fisica che si faceva sentire in seguito alle tante ore in piedi.
Come riassunto devo dire che sono decisamente soddisfatto di aver trascorso una serata osservativa in perfetto stile “Dobson”, ed in compagnia sia di astrofili navigati che alle prime armi in quanto, ciò che per tutti traspariva, era l’enorme entusiasmo in pieno spirito Starparty.