Il prossimo 11 novembre si verificherà l’evento astronomico più atteso dell’anno: il transito di Mercurio sul disco solare.
Un transito avviene quando, per un osservatore sulla Terra, uno dei due pianeti interni, Mercurio o Venere, passa davanti al Sole; durante il transito vedremo, quindi, la sagoma scura del pianeta attraversare il disco solare.
Perché si possa avere un transito, esattamente come avviene per il transito della nostra Luna davanti al disco solare, nel qual caso si parla di eclissi di sole, è necessario che Mercurio o Venere siano sulla immaginaria retta che congiunge il Sole e La Terra; in tal caso un osservatore sulla Terra vedrà, sulla stessa linea di vista il pianeta con dietro il Sole. A causa dell’inclinazione, rispettivamente, di 7,1 e 3,4 gradi, delle orbite di Mercurio e Venere rispetto a quella della Terra, questo allineamento si può verificare solo due volte all’anno cioè quando la terra si trova in uno dei due punti della sua orbita che interseca quella dei pianeti interni, cioè sulla cosiddetta Linea dei Nodi.
Nell’immagine vengono rappresentate le orbite della Terra e di Mercurio evidenziandone, in modo volutamente esagerato, l’inclinazione dell’una rispetto all’altra, al fine di rappresentare il fatto che solo in due punti delle rispettive orbite i pianeti si trovano sulla stessa retta rispetto al Sole.
La linea dei nodi rimane approssimativamente fissa nello spazio, con la conseguenza che la Terra la attraversa sempre negli stessi periodi dell’anno e, per l’orbita di Mercurio, ciò avviene in maggio e novembre mentre, per quella di Venere, in giugno e dicembre; ciò significa che solo in questi periodi dell’anno si potrà verificare un transito.
Quindi, quando la Terra e uno dei pianeti interni si trovano sulla stessa retta che passa anche per il Sole (Linea dei Nodi) e Mercurio o Venere si trovano tra Terra e Sole (in quella che viene definita congiunzione inferiore) si realizza un transito.
Il primo a calcolare i futuri transiti di Mercurio e Venere fu Keplero, per quelli del 7 novembre (Mercurio) e del 7 dicembre (Venere) 1631 grazie alla sua teoria sul moto dei pianeti che soppiantava quella Tolemaica-Aristotelica. Mentre il transito di Venere non fu visibile dall’Europa, l’osservazione di quello di Mercurio da parte dell’astronomo francese Pierre Gassendi diede nuove conferme alla correttezza delle teorie copernicane oltre a permettere di appurare che il pianeta aveva una dimensione molto più piccola, di circa sei volte, rispetto a quella prevista.
Immagine realizzata da Pierre Gassendi in occasione del transito di Mercurio del 7 novembre 1631 (Fonte Inaf).
Qualche anno più tardi il matematico scozzese James Gregory propose di usare i transiti per misurare con maggiore precisione la distanza Terra-Sole e il metodo fu ripreso e dal grande astronomo Edmond Halley; osservando lo stesso transito da località molto lontane tra di loro ed applicando proprio le leggi di Keplero sarebbe stato possibile misurare tale distanza.I transiti di Venere del 1761 e del 1769 videro, quindi, decine di astronomi spostarsi nelle località più remote del pianeta per osservare l’evento; anche la prima spedizione nel pacifico meridionale del capitano Cook, salpata dal porto inglese di Southampton nel 1768, aveva tra i suoi principali obiettivi l’osservazione del transito di Venere. Fu solo con quello del 1864 che si riuscirono ad ottenere, anche grazie all’impiego, per la prima volta, della fotografia, misure sufficientemente accurate e concordi tra i vari osservatori. La distanza Terra-Sole, che rappresenta una delle unità di misura astronomiche ed è detta UA (unità astronomica), risultò essere compresa tra 23.000 e 23.600 raggi terrestri, molto prossima a quella oggi nota di 23.454,8 raggi terrestri ovvero circa 149.500.000 milioni di km in media.
Soprattutto prima dell’avvento dell’era delle sonde spaziali l’osservazione dei transiti è stata fondamentale per ottenere informazioni sui pianeti quali la misura del raggio e lo studio della eventuale atmosfera, nonché per misurare con precisione il diametro solare; con i transiti di Mercurio del 2003 e del 2006, grazie all’ausilio di satelliti posti al di fuori dell’atmosfera terrestre, è stata raggiunta una precisione, in tale misura, di poche decine di km.
Curiosità: Venerdì 26 luglio del 69.163 sarà possibile assistere ad un evento davvero raro ed eccezionale (circa 5 volte ogni milione di anni) … il transito simultaneo di Mercurio e Venere sul disco solare! (Calcoli effettuati dal professore di chimica all’Università Federico II di Napoli Aldo Vitagliano insieme al meteorologo belga Jean Meeus)