Tycho Brahe, una mente brillante che ha lasciato un enorme segno nella storia dell’astronomia; nato nel dicembre 1546 nel castello di Knutstorp in Svezia fino alla morte nel 1601, è l’ultimo grande astronomo vissuto in epoca pre-telescopio; solo nel 1609 Galileo Galilei puntò, infatti, il suo cannocchiale verso il cielo.

Grazie alle sue capacità, all’imponente mole di dati che ricavò dalla sua costante osservazione del cielo, Tycho riuscì ugualmente a scardinare la perfezione dell’universo aristotelico, già messa in discussione dalla teoria di Copernico. Tycho Brahe fu, infatti, un attento osservatore e un abile costruttore di strumenti che gli permisero di ottenere un’altissima precisione nelle sue misure.

Fu anche un astronomo fortunato: il Re Federico II, grande mecenate, gli assegnò un’isola sulla quale costruì un osservatorio che chiamò Uraniborg. Tycho si dimostrò all’altezza della fiducia del sovrano e sfruttò al meglio il suo osservatorio, dotandolo dei suoi perfezionati strumenti. Le sue osservazioni si dimostrarono essenziali per il lavoro dell’astronomo Giovanni Keplero, e già solo per questo Tycho meriterebbe un posto d’onore nella storia dell’astronomia.

Conosciuto anche per il suo carattere eccentrico, tanti sono gli episodi particolari della sua vita, dal duello in cui ci rimise una parte del naso al fatto che aveva un alce (Rix) come animale di compagnia (alche che scorrazzava libero per l’osservatorio di Uraniborg) con la sua attività contribuì in modo decisivo alla nascita dell’astronomia moderna.

Nel 1572, a soli 26 anni, osservò un nuovo corpo celeste nella costellazione di Cassiopea (SN 1572). Era così brillante che si poteva vedere anche di giorno. Lentamente, la luce emanata da questo corpo celeste si affievolì, ma comunque restò visibile per più di 1 anno. Tycho escluse che si trattasse di una cometa, perché il nuovo oggetto era fermo rispetto alle stelle fisse e quindi troppo lontano. Inoltre nessuna cometa rimaneva visibile per oltre 1 anno: Tycho giunse così a ipotizzare che si trattasse di una stella.

Ma come era possibile? Una stella nuova nella perfetta immutabile sfera delle stelle fisse? Con questa osservazione e la sua (corretta!) interpretazione, Tycho Brahe assestò un violento scossone all’universo aristotelico e tolemaico. Oggi sappiamo che la stella che Tycho osservò era una supernova (SN 1572)!

La supernova Tycho è classificata come tipo I-a, evento che si verifica quando una stella nana bianca in un sistema binario fa a pezzi la sua stella compagna, catturandone parte della massa ed innescando una violenta esplosione. L’annientamento della nana bianca scaglia i detriti nello spazio ad altissime velocità. Si ritiene comunemente che tali eventi siano la fonte della maggior parte dei raggi cosmici galattici trovati nello spazio, compresi quelli che bombardano continuamente l’atmosfera terrestre. L’esplosione della supernova stessa rilasciò un’energia pari a quella prodotta dal Sole nel corso di 10 miliardi di anni. Rendendola ben visibile a Brahe e a molti altri personaggi dell’epoca, incluso , sembra, il giovanissimo William Shakespeare, che l’avrebbe poi descritta in un passaggio “dell’Amleto” all’inizio del XVII secolo.

Immagine composita del resto di supernova Tycho con riprese dei raggi X delle missioni Ixpe e Chandra e nel visibile del progetto Nasa Digital Sky Survey. Crediti: X-ray: Chandra: Nasa / Cxc / Sao, Ixpe: Nasa / Msfc / Ferrazzoli et al.

Nel 1577 osservò una cometa e ne misurò la parallasse, capendo che essa si trovava molto più distante dalla Terra di quanto prevedesse il modello tolemaico, in cui le comete erano relegate nello spazio tra la Terra e la Luna. Nel 1597 Tycho abbandonò la Danimarca per trasferirsi a Praga. Qui, nel 1600, incontro Keplero, astronomo e matematico, che divenne suo assistente.

Malgrado rifiutasse il sistema “quasi” eliocentrico di Copernico, ed infatti nel sistema elaborato da Tycho la Terra è nuovamente al centro del cosmo con la Luna ed il Sole che le ruotano attorno su orbite circolari. Ma Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno circolano invece intorno al Sole, così come le stelle fisse.  Questa ricostruzione rinnegò completamente il concetto di sfere solide su cui giacevano i pianeti, introducendo quello vero e proprio di orbita. Infatti, nel suo modello l’orbita del Sole interseca quelle di Mercurio, di Venere e di Marte, cosa impossibile se tali pianeti fossero trasportati nel loro moto dalle antiche, e mai prima messe in dubbio, sfere cristalline. Inoltre la Terra, anche se immobile, non è più il vero centro di rotazione di tutto l’universo, dato che questo ruolo viene in massima parte assunto dal Sole.

La collaborazione tra Tycho e Keplero durò solo più di 1 anno, a causa della morte di Tycho, ma fu di fondamentale importanza per la storia dell’astronomia: grazie agli ottimi dati raccolti dall’astronomo danese, Keplero capì che doveva rinunciare alla perfezione delle orbite circolari, ultimo residuo tolemaico del sistema solare, gettando così le basi per la comprensione del moto dei pianeti.

Al grande astronomo è stato dedicato un cratere lunare; Tycho ha un diametro di 85 km ed è un cratere molto recente, con un’età stimata di circa 108 milioni di anni. La giovane età è dimostrata dalle raggiere creata a seguito dell’impatto,  molto estese e chiare, quindi ben visibile nella fase di luna piena.

Articolo di: Claudia Consiglio